L’architetto Franco Scaramuzza racconta il progetto del nuovo concept store di Porsche Italia
1. Quali sfide ha rappresentato la progettazione di Porsche@CityLife?
Vorrei iniziare dalla dimensione.
Siamo a abituati a concepire lo spazio espositivo del mondo automotive come uno spazio esclusivo e ampio, in modo che sia possibile l’esposizione di buona parte della gamma prodotto.
Nel caso di Porsche@Citylife, poco più di 100 metri quadrati ed all’interno di uno shopping mall, la prima sfida affrontata è stata trovare il modo di presentare efficacemente due vetture Porsche reali e riuscire, al contempo, a collocare adeguatamente un’installazione multimediale di forte impatto che potesse affidare al virtuale il completamento delle informazioni. Tutto questo mantenendo un certo rigore nella definizione spaziale delle funzioni.
Poi il contesto.
Siamo all’interno di CityLife Shopping District, non in un centro commerciale qualsiasi, e parlando di Porsche non poteva essere fatta una scelta migliore.
CityLife però porta il segno distinguibile ed importante dello Studio Zaha Hadid: ogni linea, ogni materiale trasmette un’idea di qualità di un design in cui nulla è lasciato al caso. Un contesto con cui confrontarsi ed ispirarsi, nella ricerca di una integrazione che mantenga forti e visibili i valori del marchio Porsche.
In ultimo, un format nuovo;
non finalizzato alla vendita ma alla promozione del brand e delle automobili Porsche in cui il progetto deve essere di supporto ai processi. L’obiettivo di far convivere il reale con il virtuale in equilibrio perfetto ha guidato tutto il percorso di sviluppo.
2. Qual è il concept architettonico a cui vi siete ispirati?
Inizialmente abbiamo preso come riferimento le esperienze Porsche di Zylt e Cheongdam, senz’altro i concept più attuali a cui ispirarsi, ma anche esperienze diverse e innovative come quella inglese di Rockar.
Nello sviluppo del progetto ci siamo presto resi conto che la specificità del format non si lasciava inquadrare tanto facilmente all’interno di linee guida più o meno rigide e abbiamo capito che c’era bisogno di risposte diverse ed innovative.
È seguito quindi un confronto estremamente costruttivo con il management di Porsche Italia, che ha saputo trasmettere esigenze ed obiettivi. Grazie a questo lavoro di squadra, penso che siamo riusciti a trasmettere l’esclusività del marchio e allo stesso tempo creare un ambiente inclusivo e funzionale agli innovativi processi che sono alla base del format stesso.
3. Che tipo di esperienza si vuole offrire al visitatore in termini di spazi?
Gli spazi ed i relativi allestimenti sono strutturati per guidare ad una esperienza progressiva che si sviluppa su tre fasi.
ATTRARRE. È la fase che colpisce la sfera emotiva.
Il progetto ha lo scopo di enfatizzare il prodotto Porsche, già di per sé attrattivo: un’ampia superficie vetrata continua per dare il massimo di visibilità, un’efficace presentazione dell’automobile grazie ad un attento studio dell’illuminazione e dell’ambiente pensato per essere uno sfondo perfetto.
L’accesso allo showroom viene liberato dall’ostacolo fisico e formale delle porte di ingresso, sostituite da un ampio accesso permanentemente aperto.
EDUCARE. L’obiettivo di questa fase è comunicare i contenuti di innovazione ed i valori tecnici del prodotto Porsche. Tale compito, affidato agli Angels, viene facilitato da sistemi multimediali estremamente avanzati.
CREARE. L’ospite ha l’opportunità di utilizzare in autonomia i sistemi multimediali che gli consentono, ad esempio, di configurare la vettura dei suoi desideri. Allo scopo è stata progettata un’area specifica, dotata di un desk con quattro monitor touch-screen, accessibile liberamente.